S. TERESA DI GESU’ BAMBINO IN PANFILO
Via Gaspare Spontini, 17
00198 Roma
tel: 06 86129012 (nuovo numero)
L'unica chiesa a Roma dedicata a Santa Teresina
S.Messe
Domenica:
8,00; 10,00; 11,30 (no luglio e agosto); 19,00.
Giorni feriali:
07,50; 18,30.
L' orario di chiusura è dopo la S. Messa
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LA CAPPELLA DELLE RELIQUIE
La cappella delle reliquie
Nella cappella delle reliquie (1961) si può vedere e venerare una preziosa reliquia della Santa: il velo che Teresa, signorina di 14 anni indossava quando, in occasione di un pellegrinaggio a Roma, il 20 novembre 1887, fu ricevuta in udienza dal Papa Leone XIII. In detta circostanza chiese al Papa la grazia di entrare nel Carmelo a 15 anni.
Lì tra le sue pareti rivestite di marmo, sul lato destro e dentro una piccola edicola di marmi policromi sono custodite due preziose reliquie teresiane: oltre il velo nero, è anche la medaglia del pellegrino indossata da Teresa Martin nell'occasione dell'udienza. Le reliquie furono offerte alla nostra chiesa con lettera del 5 agosto 1932 da Madre Agnesa di Gesù, priora del Carmelo di LIsieux e sorella della Santa:
"E' nostro desiderio che queste reliquie siano di proprietà, non della chiesa (di S. Teresa in Panfilo) ma dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi a Roma: di modo che, se in futuro i nostri Padri non officieranno più questa chiesa, le preziose reliquie resteranno all'Ordine il quale ne assicurerà la conservazione e la venerazione a Roma" (Autentica del Velo, del 27 dicembre 1937).
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La tela dell'altare maggiore
La tela dell'altare maggiore
E'
opera del famoso pittore Ettore Ballerini, benedetta e collocata in chiesa il 27 luglio 1932.
La santa sta librata su un mondo terreo e proiettato tra sinistri bagliori di fuoco. Ma la sua figura, che campeggia lo spazio avvolta in un manto bianco, soffusa di
grazia, sorridente e dolce, infonde un grande senso di fiducia, di serenità e di speranza. Perché mentre angeli adorano, agitano aurei incensieri e suonano strumenti musicali, Teresa sparge su
questo mondo vagante una larga pioggia di rose, simbolo di quelle grazie divine che viva aveva solennemente promesso, scrivendo: "dopo la mia morte farò scendere una pioggia di rose".
Sprigionandosi poi dal cuore di Teresa, un fascio di luce ci porta in alto e ci collega all'affresco di
Gesù Bambino sovrastante, e
con ulteriori connotati sulla Santa: lei è Teresa di Gesù Bambino.
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IL CATINO
Il catino
Sprigionandosi dal cuore di Teresa (pala centrale), un fascio di luce ci porta in alto e ci collega all'affresco sovrastante, opera che il pittore F. Morgante realizzò nell'estate 1953. Il dipinto vuol darci ulteriori connotati sulla Santa: Lei è Teresa di Gesù Bambino. Nel centro del catino, infatti, una leggera ed evanescente immagine del Pargolo divino avanza benedicente tra un'esplosione di luce ed una doppia corona di angeli ammirati. Di sotto sulla sinistra, quasi per ricordare il mistico giardino dove "Il piccolo fiore" di grazia è sbocciato, si intravede la santa montagna del Carmelo di fronte all'azzurro del Mare Mediterraneo.
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Gli ALTARI LATERALI
Altari laterali
Nelle due absidi laterali hanno sede la Cappella della Madonna del Carmine, sulla sinistra, e del Sacro Cuore di Gesù, sulla destra. I loro altari, donati alla nostra chiesa dal "Fondo per il Culto" il 9 settembre 1932 e ricchi di marmi preziosi ed antichi, provengono dalla demolita chiesa di "Sancta Maria in Macello Martyrium" che era situata sulla via dei Fori imperiali all'angolo con via Cavour. Queste cappelle, decorate dal prof. Alberto Albani nel 1954, hanno quadri di valore e ricchi di contenuti spirituali.
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LA TELA DEL SACRO CUORE DI GESU'
La tela dell'altare del Sacro Cuore di Gesù
Sull'altare del Sacro Cuore di Gesù spicca un'altra tela di pregevole fattura. E' opera del valente pittore Corrado Mezzana, a cui la comunità dei padri ne saldava il conto il 6 agosto 1940. La sua concezione è originale.
L'artista presenta la bontà misericordiosa di Gesù ispirandosi, oltre che alla celebre visione di S. Margherita Alacoque, ad una delle pagine più toccanti del vangelo: la risurrezione di Lazzaro. Gesù, vestito di tunica bianca e del pallio grigio del pellegrino come se avesse compiuto un lungo viaggio, ha già disceso alcuni gradini della tomba, e dalla luce di fondo, su cui brilla una croce, avanza solenne verso la tomba buia dell'amico morto.
Il suo sguardo è atteggiato a serena dolcezza, mentre nel mezzo del petto il suo cuore sprigiona una vivida luce come faro nella notte. La mano destra, stesa e aperta, mostra il palmo piegato in segno di misericordia; la sinistra, più sollevata e più chiusa, invita ad alzarsi... Il simbolismo mistico dell'opera è chiaro: il Sacro Cuore avanza verso i fedeli e porta loro la vita e la luce della Resurrezione: la porta cui Egli si affaccia è quella dell'anima per far risorgere chi è morto, per ridestare chi dorme e per confortare chi è afflitto o scoraggiato.
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apoteosi del carmelo
Apoteosi del Carmelo
Nella cappella della Madonna del Carmine l'artista Alfredo Bea, superando varie difficoltà tecniche, rappresenta l'apoteosi dello Scapolare intorno a cui raduna i santi più rappresentativi del Carmelo. Il dipinto è inscenato in un'atmosfera di colori evanescenti e di pace paradisiaca, in cui significativamente sembra perdersi la culla spirituale di quest'Ordine prevalentemente contemplativo.
Al centro campeggia la figura della Madre di Dio che con affetto materno porge il sacro scapolare a S. Simone Stock. Le fanno corona S. Giuseppe, Patrono speciale del Carmelo riformato; S. Alberto patriarca di Gerusalemme e legislatore dell'Ordine; i riformatori S.Teresa e S. Giovanni della Croce; nonché S. Teresa Margherita Redi che depone ai piedi di Maria un fascio simbolico di gigli e margherite.
In alto un coro di angioletti danzanti forma un'aureola che ha per sfondo una pitoresca prospettiva architettonica sulla quale si stendono festoni di glicini e di rose.
La tela veniva definitivamente sistemata, benedetta ed esposta alla pubblica venerazione il sabato 14 luglio 1934.
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LE VETRATE
Prima vetrata
E' la vetrata collocata nella facciata sopra la parte centrale della chiesa. L'organo antistante ne impedisce la visibilità.
Teresina da bambina: "guardavo le stelle che scintillavano dolcemente, e quella vista mi rapiva. Soprattutto un grappolo di perle d'oro che distinguevo con gioia,
mi pareva che avesse la forma di una T , lo facevo vedere a Papà e gli dicevo che il nome mio era scritto in cielo, e poi, non volendo più scorgere nulla della brutta terra, gli chiedevo che mi
conducesse; allora, senza guardare dove mettevo i piedi, abbandonavo il viso proprio verso l'alto, senza stancarmi di contemplare il firmamento. " (Manoscritto A, no.
62)
Seconda vetrata
Teresina chiamò la sua autobiografia "Storia primaverile di un piccolo fiore bianco". La prima vetrata, andando verso destra, è prima pagina della storia d'un fiore. Ché fiore sempre rimase senza mai avvizzire, un fiore modesto di primavera, per la brevità del tempo del suo fiorire, per la ricchezza e varietà di luci che fondono gli episodi d'un giorno e i valori dell'eternità nella luce misteriosa della fede.
Terza vetrata
Quando Teresa nacque nevicava, e per la neve ebbe sempre una spiccatissima predilezione:
"Non so se le ho già parlato del mio amore per la neve? Quand'ero molto piccola, il suo candore mi rapiva; uno dei piaceri più grandi era passeggiare sotto i fiocchi
bianchi...
Avevo sempre desiderato che nel giorno della mia vestizione la natura fosse, come me, vestita di bianco...
Alla fine della cerimonia... Dopo aver abbracciato un'ultima volta il mio Re caro, rientrai nella clausura, e la prima cosa che vidi
nel chiostro fu «il mio Gesù Bambino rosa» che mi sorrideva in mezzo ai fiori e alle luci, e poi subito il mio sguardo si posò su dei fiocchi di neve: il cortile era bianco come me. Che
delicatezza di Gesù! Prevenendo i desideri della sua piccola fidanzata, le regalava la neve...Quale è dunque l'uomo, potente quanto si voglia, che riesca a far cadere dal cielo la neve per far
piacere alla sua amata?"
(Manoscritto A, no. 203-204)
Quarta vetrata
A poco più di cinque anni Teresa vide il mare per la prima volta.
"Mai dimenticherò l'impressione che mi fece il mare, non potevo fare a meno di guardarlo continuamente; la sua maestà, il fragore dei flutti, tutto parlava all'anima mia della grandezza e della
potenza di Dio...
La sera, all'ora in cui il sole par che si tuffi nell'immensità delle acque, lasciandosi davanti un solco luminoso, andai a sedermi sopra una roccia con Paolina sola. Allora ricordai la storia
commovente «del solco d'oro»! Lo contemplai a lungo, quel solco luminoso immagine della grazia che rischiara il cammino su cui passerà la piccola nave dalla vela bianca..."
(Manoscritto A, no. 73)
Quinta vetrata
Sparger fiori ! E' programma di tutta l'esistenza di Teresa. Quaggiù vuol dire immolare se stessa nei piccoli o grandi sacrifici di ogni giorno che cospargono tutt'intera la sua vita segnata,
come la vita di tutti, dai rossi riflessi della croce.
"Gesù, mio solo amor, quanto m'è caro
sparger fiori ogni sera al Tuo Calvario!
Rosa primaveril per Te io sfoglio
ad asciugarti il pianto.
Spargere fiori...è offrirti qual primizia
lievissimi sospir, grandi dolori.
Pene, felicità, picciol rinunce:
ecco i miei fiori."
(28 giugno 1896)
Sesta vetrata
Dall'altro lato della chiesa, risalendo dall'altare maggiore, la sesta vetrata è certamente la più espressiva, per il simbolo scelto dalla Santa e per la creatività artistica scarna di colori, ricca soltanto di movimento: l'aquila e l'uccellino. Il simbolo esprime un momento fondamentale della vita interiore della Santa: il suo rapporto con Dio, fatto di fiducia e di abbandono.
"In qual modo può, un'anima imperfetta quanto la mia, aspirare a possedere la pienezza dell'Amore?... Io mi considero come un uccellino debole, coperto di un po' di piuma lieve; non sono un'aquila, ho dell'aquila soltanto gli occhi e il cuore perché, nonostante la mia piccolezza estrema, oso fissare il Sole divino, il Sole dell'Amore, e il mio cuore prova tutte le aspirazioni dell'aquila... L’uccellino vorrebbe volare verso quel Sole che affascina gli occhi, vorrebbe imitare le aquile, sue sorelle che vede elevarsi fino alla divina dimora della santissima Trinità...
Se l'Astro adorato rimane sordo al lamento cinguettato della sua creaturina, se rimane velato, ebbene, la
creaturina resta bagnata, accetta di essere intirizzita di freddo..
Così, per quanto tempo tu lo vorrai, o mio Amato, il tuo uccellino rimarrà senza forza e senza ali; terrà sempre fissi in te gli occhi; vuole essere affascinato dal tuo sguardo divino, vuol
diventare preda del tuo Amore" (Manoscritto B 260.262)
Settima vetrata: l'offerta all'Amore Misericordioso:
"Allo scopo di vivere in un atto di perfetto Amore, mi offro come vittima d’olocausto al tuo Amore misericordioso, supplicandoti di consumarmi senza posa, lasciando traboccare nella mia anima le onde d’infinita tenerezza che sono racchiuse in te, così che io diventi Martire del tuo Amore, o mio Dio !"
"Un giorno, oso sperano, Aquila adorata, verrai in cerca del tuo uccellino, e risalendo con lui al focolare dell'Amore, lo immergerai per l'eternità nell'abisso ardente di quell'Amore al quale egli si è offerto come vittima."
(Atto di Offerta; Manoscritto B, no. 262)
Ottava vetrata: il martirio
"Il martirio, questo è il sogno della mia giovinezza, questo sogno è cresciuto con me nel chiostro del Carmelo. Ma anche qui, sento che il mio sogno è una follia, perché non saprei limitarmi a
desiderare un solo martirio. Per soddisfarmi li vorrei tutti... "
(Manoscritto B, no. 252)
Nona vetrata: l'amore nel cuore della Chiesa
"Durante l'orazione, i miei desideri mi facevano soffrire un vero martirio: aprii le epistole di san Paolo per cercare una risposta...
Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ero riconosciuta in alcuno dei membri descritti da san Paolo, o piuttosto volevo riconoscermi in tutti. La Carità mi dette la chiave della mia vocazione. Capii che, se la Chiesa ha un corpo composto da diverse membra, l'organo più necessario, più nobile di tutti non le manca, capii che la Chiesa ha un cuore, e che questo cuore arde d'amore. Capii che l'amore solo fa agire le membra della Chiesa, che, se l'amore si spegnesse, gli apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue... Capii che l'amore racchiude tutte le vocazioni Gesù, Amore mio, la mia vocazione l'ho trovata finalmente, la mia vocazione è l'amore! ...
Nel cuore della Chiesa mia Madre, io sarò l'amore. Così, sarò tutto"