L’AMMISSIONE E LA FORMAZIONE DEI RELIGIOSI

 

 

Nella scelta e nell'approvazione dei candidati si usi una doverosa fermezza d'animo: ci si preoccupi della qualità più che del numero. Considerando l'importanza dell'ambiente familiare, si soppesino con cura le circostanze e le situazioni nelle quali il candidato ha vissuto i primi anni della sua vita.

Si deve dare grande importanza al Postulandato: tutti gli aspiranti al nostro Ordine sono tenuti a compierlo, a meno che il Provinciale, in casi particolari, non giudichi diversamente. Il Postulandato mira a far sì che il candidato prenda coscienza della nuova vita e l'Ordine possa giudicare se egli sia atto alla vita religiosa. Si verifichi il grado della sua istruzione e, se occorre, la si completi. Il passaggio dalla vita secolare a quella del Noviziato sia graduale.

 

Spetta al Provinciale, assunte le opportune informazioni, ammettere al Postulandato e stabilirne il tempo, il luogo e il modo. Il tempo non deve essere troppo breve e neanche, di solito, superare i due anni. Il Postulante può lasciare liberamente l'Ordine. Parimenti può essere dimesso dal Provinciale o, in caso urgente, dal superiore della casa, il quale poi deve avvisarne il Provinciale.

 

L' educazione dei nostri religiosi, dalla quale dipende assai lo sviluppo e la fecondità dell'Ordine, si propone che i candidati diventino carmelitani autentici. La formazione sia integrale, rivolta a tutto l'uomo, tale da condurre il candidato, sempre più consapevole del dono di Dio, «allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità del Cristo»(Ef 4,13).

 

La vita religiosa inizia col Noviziato, che deve compiersi per la durata di dodici mesi. Il suo scopo è che il novizio - sotto la guida del Maestro - conosca e pratichi tutto ciò che, essendo richiesto dalla vocazione carmelitana come fondamentale e principale per conseguire la perfezione della carità, egli a suo tempo verrà a professare. Salvo quanto prescrive il diritto comune, perché il Noviziato sia valido si richiede che venga compiuto in una casa regolarmente a ciò designata a norma del diritto, duri per dodici mesi, aggiungendovi il tempo eventualmente passato fuori la casa del Noviziato - secondo le norme - in qualche attività apostolica formativa. Il Noviziato deve essere fatto quando il candidato, in possesso di capacità intellettuali e adeguata cultura, è giunto a quella maturità umana e spirituale per cui è in grado di scegliere e vivere il nostro genere di vita con sufficiente consapevolezza e la debita libertà. Il novizio può lasciare l'Ordine liberamente. Ma per giusti motivi può essere dimesso dal Provinciale e, in caso urgente, dal superiore della casa, che poi avviserà il Provinciale.

 

Finito il Noviziato, spetta al Provinciale, col consenso della comunità educativa, ammettere il Novizio ai voti temporanei. Saranno voti annuali da rinnovarsi in seguito ogni anno almeno per un quadriennio, a meno che il Capitolo provinciale non abbia stabilito che la prima professione sia emessa per un quinquennio. I voti temporanei, a giudizio del Capitolo provinciale, possono venire sostituiti dalle promesse.

 

La professione solenne rende piena e definitiva l'incorporazione dei membri nell'Ordine. Perciò nessuno vi sia ammesso se non abbia dato prova di maturità umana e spirituale. Un religioso non può essere ammesso validamente alla professione solenne se non ha compiuto almeno un triennio di voti temporanei o promesse. Spetta al Provinciale, col consenso della comunità in cui il religioso è conventuale, ammettere alla professione solenne.

 

Allo scopo di conseguire un continuo rinnovamento e perché possano dare alla Chiesa un servizio adeguato alle necessità dei tempi, i nostri religiosi, insieme alla cura assidua della loro vita interiore, perfezionino la loro scienza delle realtà divine e umane in modo adeguato e continuo.

 

Primo incontro con i novizi

Introduzione al Noviziato dei Carmelitani Scalzi

della Provincia del Centro Italia

 

(Ratio, 174-ss.) Con il noviziato inizia la grande avventura della appartenenza all’Ordine dei carmelitani. L’appartenenza è una realtà che inizia ora, con tutte le conseguenze che ciò comporta. Vuol dire che il Carmelo è una cosa mia, e io sono una cosa del Carmelo. Appartenersi è un inizio e un cammino. Come per due fidanzati vuol dire imparare a possedere ed essere posseduti, in una dialettica essenziale tra attività e passività.

 

Il noviziato è spesso utilizzato come una icona dell’intera vita religiosa. Ovvero è il periodo della vita religiosa che meglio corrisponde alle sue caratteristiche essenziali: la discesa alle radici della appartenenza al Signore, il tempo della grazia abbondante sopra una umanità in crescita, un ritmo semplificato intorno alle esigenze essenziali del Regno di Dio.

In pratica ogni noviziato, in qualsiasi ordine o congregazione religiosa, ha al suo centro la persona di Gesù Cristo, la relazione orante con Lui, l’opera formatrice dello Spirito Santo, l’accompagnamento e il sostegno del Padre buono nella figura del maestro e della comunità formativa.

 

Impostazione cristologia e trinitaria si compenetrano e tessono le prime trame della storia di grazia, la vocazione, dentro e fuori la persona del novizio.

Il protagonista è il novizio; è la persona del novizio. È il centro intorno al quale gravita la presenza della Trinità, la quale si affaccenda affinché la vocazione originaria, iscritta sin dalle origini nel suo cuore, prenda forma; emerga dalle profondità fino a conformare l’uomo tutto intero, compito al quale attende la formazione di tutta una vita.

 

Elementi della vita del noviziato:

1) la giornata del novizio: Messa e orario comunitario

2) le istruzioni

3) il lavoro

4) la ricreazione e la condivisione

5) la domenica pomeriggio

6) le uscite straordinarie

7) i servizi comunitari

8) i corsi dell’Istituto di spiritualità

9) la fraternità dei giovani

 

 

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